Comunicato di FederSpecializzandi sull’occupazione dei giovani medici

FederSpecializzandi, Confederazione Nazionale delle Associazioni dei Medici Specializzandi, esprime disappunto e dissenso rispetto alle ultime notizie emerse in ambito di occupazione del personale medico.
FederSpecializzandi tiene a ricordare che oggi, al contrario di quanto emerso da recenti discussioni in merito, la maggior parte dei medici specialisti si trova a lavorare in condizioni disastrose, senza le adeguate tutele legali e assicurative, con contratti a tempo determinato, o pagati a prestazione, e in molti casi sottopagati rispetto al lavoro che svolgono.
Siamo in perfetto accordo sulla necessità di mutare e migliorare un sistema formativo che, a oggi, rappresenta un ostacolo e un vincolo più che una preparazione al mondo del lavoro.
Pensiamo alla durata complessiva del corso di studi, di almeno 11 anni, la più alta d’Europa, e alla modalità di svolgimento della formazione all’interno delle scuole di specializzazione, obsoleta per metodo e per qualità. Non dimentichiamo inoltre le innumerevoli incompatibilità che affliggono oggi il medico in formazione specialistica, costringendolo a trascorrere la maggior parte del proprio tempo all’interno di reparti universitari in diversi casi non adeguati alle esigenze formative, e avendo come unica via di uscita la rete formativa esterna, peraltro male organizzata e presente a macchia di leopardo sul territorio italiano.
Nonostante tutto riteniamo che l’abolizione del numero chiuso per l’ingresso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia non sia la soluzione a queste problematiche, dal momento che, per quanto ci sarà ricambio generazionale a distanza di 10/15 anni, per allora 5000 specialisti l’anno verranno sfornati dalle Università e, non trovando spazio oggi, sicuramente andranno a riempire le fila dei medici precari in cerca di lavoro.
Il dramma occupazionale che si potrebbe vivere tra qualche anno riguarda prevalentemente pediatri di base e medici di medicina generale, ma non riteniamo possa riguardare i medici in formazione specialistica, considerando i numerosi piano di rientro regionali che prevedono peraltro nei prossimi anni la chiusura di diverse unità operative e la conseguente riduzione dei posti di lavoro.
Riteniamo invece necessario che si cominci ad analizzare in maniera sensata e realistica il problema occupazionale del medico partendo dalla richiesta di fabbisogni reali alle regioni, misurati non solo in base al potenziale pensionamento, ma anche in virtù della reale esigenza numerica e qualitativa della popolazione, del numero di strutture, della frequenza di patologie; continuando con un aumento dei posti in scuola di specializzazione che vada di pari passo rispetto al numero di posti di accesso alla facoltà di medicina e chirurgia, per finire al punto che riteniamo cardine del problema specializzazione: la creazione di un concorso unico nazionale. Con tale metodologia di selezione si abbatterebbero le baronie presenti ancor oggi che non premiano nella maggior parte dei casi il merito; si otterrebbe inoltre una maggiore razionalizzazione delle scuole di specialità, in base al territorio e si eviterebbe infine quel 10% di posti che ancora oggi in media risultano non sfruttati ogni anno.
FederSpecializzandi ritiene ci sia tanto da lavorare, in ambito formativo, informativo e organizzativo, ma coinvolgendo le parti direttamente interessate dal problema, ovvero i giovani medici .
Auspichiamo pertanto un coinvolgimento e un movimento della politica sanitaria in tal senso, al fine di abbattere barriere mentali che non ci permettono ancor oggi di essere al passo con la sanità europea.

L’Ufficio di Presidenza Confederale


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