Abilitazione al buio – Migliaia di neolaureati nell’incertezza

Sono settimane di grande incertezza quelle che stanno vivendo i laureati in Medicina e Chirurgia tra novembre 2018 e marzo 2019 a causa della perpetrata mancanza di informazioni da parte del MIUR in merito alla sessione di abilitazione all’esercizio della professione medica cui devono partecipare, prevista per luglio 2019.

Una volta ottenuta la laurea in Medicina e Chirurgia, è necessario infatti conseguire l’abilitazione all’esercizio della professione previo superamento di un tirocinio pratico e di un successivo esame scritto costituito da 180 domande a risposta multipla selezionate da un database reso noto 60 giorni prima della prova.

Fino alla prima sessione di febbraio 2019, questa modalità di abilitazione era regolata dal DM n.445/2001.

Il DM n.58/2018 firmato dal Ministro Valeria Fedeli ha introdotto alcune importanti modifiche: lo spostamento del tirocinio di abilitazione nel percorso pre-laurea ed una prova scritta costruita sul modello del progress test e con domande formulate ex-novo da una commissione di Presidenti dei corsi di laurea appositamente nominata, dunque non più estrapolate da un archivio noto.

Come anticipato il 14 maggio dello scorso anno dalla Presidente della Conferenza Permanente dei Presidenti dei Corsi di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia, la Prof.ssa Stefania Basile, per gli studenti iscritti al sesto anno di corso nell’a.a. 2018/2019, è importante ed urgente che sia prevista una fase transitoria di proroga del DM n.445/2001 per l’impossibilità di adeguare le modalità del nuovo esame alla struttura del corso di laurea.

Già a dicembre 2018, si era tentato di inserire la proroga del DM n.58/2018 nel Decreto Semplificazioni, eliminata poiché il decreto non trattava materia sanitaria.

Nonostante la proroga sia stata poi approvata dal Consiglio dei Ministri del 4 aprile 2019 all’interno del Decreto Crescita, la convalida definitiva dal Quirinale e successivamente dal Parlamento è molto incerta.

A mezzo stampa si apprende che la norma è stata inserita nel cosiddetto “Decreto Calabria” che verrà discusso il 18 aprile dal Consiglio dei Ministri.

Ad oggi, nessun bando è ancora stato emanato e, solamente dopo giorni di proteste e mobilitazione da parte dei candidati, il 18 marzo scorso è stata diffusa una circolare ministeriale che permette l’inizio dei tirocini, previsto per il 10 aprile 2019.

A circa 3 mesi dalla data prevista per l’esame di abilitazione, migliaia di futuribili medici non hanno però alcuna notizia certa in merito alle modalità dello stesso; inoltre non ci sono riferimenti né alla bibliografia dei testi che verranno utilizzati per la redazione dell’esame, né tantomeno si prospetta che questa possa essere fornita qualora la proroga non venisse approvata definitivamente.

Questa situazione è aggravata anche dal contesto di forte carenza di organico del nostro Sistema sanitario e al contempo di una cronica carenza di contratti di formazione specialistica. Tra il 2019 ed il 2021 è previsto infatti un maxi pensionamento dei medici: si tratta di circa 25000 colleghi pronti al ritiro, con un notevole impatto sulle attività del SSN.

Per ovviare a questo deficit di personale medico, alcune Regioni hanno avanzato l’ipotesi di permettere a medici già pensionati e a medici provenienti da Paesi esteri di  esercitare la professione in Italia.

Alla luce di tutto questo, si rende necessaria nel più breve tempo possibile l’emanazione di un Bando ufficiale per poter garantire il regolare svolgimento delle prove di Abilitazione.

Il mancato rispetto delle tempistiche unito all’assenza di comunicazioni ufficiali da parte del Ministero è inammissibile: migliaia di neolaureati brancolano nel buio di fronte a questo silenzio.

Sui social è nato anche un gruppo di quasi 2000 iscritti che richiede a gran voce dei chiarimenti. Desideriamo dare a loro il nostro supporto e faremo quanto in nostro potere per garantirgli la giusta visibilità e sostegno.

È quanto mai auspicabile, perciò, che vengano pubblicate note ufficiali di aggiornamento da parte del MIUR che diano risposte immediate ai neolaureati sul loro prossimo futuro per permettere una corretta preparazione alla prova, dal momento che a breve inizieranno i tirocini che li vedranno impegnati nei mesi a venire.

In conclusione, desideriamo fare una riflessione sulla laurea abilitante.

Come già ribadito in passato la laurea abilitante è certamente un notevole traguardo, purché venga attivato con le giuste modalità e non crei disparità tra medici laureati in uno stesso anno accademico.

Per abilitazione si deve intendere infatti un processo serio di valutazione di specifiche competenze che certifica una specifica autonomia professionale. Allo stato attuale delle cose, il test è un inutile sforzo di nozionismo essendo basato solo sulla capacità di memorizzare migliaia di quiz.

O lo si elimina del tutto lasciando il sistema com’è, o lo si ripensa completamente, rendendolo veramente abilitante.

Noi siamo per questa ultima ipotesi, in analogia a quanto avviene in Paesi come gli Stati Uniti o il Regno Unito, ad una condizione però: la laurea abilitante deve diventare il punto di partenza per ripensare i percorsi di formazione pre-laurea e mettere mano alla grande disomogeneità nei corsi universitari.

Occorre intervenire sull’approccio didattico e fare in modo che i percorsi in Medicina e Chirurgia siano incentrati sull’apprendimento e la certificazione delle competenze secondo il paradigma del “sapere, saper fare e saper essere”, affiancando nuovi modelli di insegnamento e valutazione a quelli tradizionali.

In un Paese come il nostro dovremmo essere in grado di valutare ciò che sanno fare i medici usciti dal Corso di Medicina e Chirurgia, ma come possiamo anche solo pensare di farlo, se a malapena si svolgono esami di semeiotica medica e anche per le discipline cliniche i test sono di natura teorica?

Oggi uno studente di medicina esce da sei anni di corso spesso senza aver nemmeno imparato a fare, ad esempio, i prelievi venosi.

Su cosa chiediamo l’abilitazione all’esercizio della professione medica, se le prime vere esperienze da medico che un laureato fa sono le guardie e le sostituzioni del MMG, “esercitandosi” per la prima volta in autonomia sul paziente?

Dobbiamo dirci con franchezza che occorre un cambiamento radicale dei corsi di laurea: senza queste premesse, da mettere in campo con un congruo periodo preliminare di adeguamento, la laurea abilitante sarà semplicemente un accorciamento dei tempi post-laurea senza una significativa modifica del modello formativo, cosa che porterà ad un ulteriore paradossale imbuto formativo.

Vogliamo un test serio, e lo vogliamo solo se i corsi di laurea saranno pronti a sostenerlo.