Si scrive “specializzandi”, si legge “a costo zero”

Su un recente articolo del Corriere della Sera leggiamo della proposta lanciata dal network PreSa per la reintroduzione del medico scolastico.

L’obiettivo è quello di creare una figura specializzata per affrontare temi quali i disturbi della sfera psichica, quelli della sessualità, il bullismo e le dipendenze, per creare una cultura della Salute che valorizzi stili di vita sani a partire dai banchi di Scuola.

«La chiave – spiega Marco Trabucco Aurilio, direttore scientifico del network – è quella di coinvolgere gli specializzandi in Medicina e Chirurgia […] Questo renderebbe anche l’idea realizzabile a costo zero.»

Come si legge, questa potrebbe “essere la giusta formula per riportare i camici bianchi negli istituti scolastici italiani garantendo al contempo anche un’occasione per i giovani medici di fare esperienza”.

Questa parole ci lasciano profondamente amareggiati.

La promozione della Salute è infatti un’attività fondamentale del Servizio Sanitario Nazionale e l’attenzione rivolta ai contesti scolastici rende il progetto certamente lodevole negli intenti e da valorizzare.

Ciò che sconforta, però, è la logica ormai radicata anche a livello istituzionale per la quale lo specializzando è un jolly tuttofare da coinvolgere esplicitamente a costo zero in caso di necessità, ottenendo in cambio “occasioni per fare esperienza”.

Ci domandiamo, ad uno specialista verrebbe applicato lo stesso ragionamento? Si chiederebbe con leggerezza ad un qualsiasi altro professionista di svolgere attività aggiuntive “a costo zero”?

Al di là dell’aspetto economico, già di per se svilente, il punto fondamentale, rimane però un altro: siamo medici, e nessuno di noi vuole eludere le proprie responsabilità di fronte ai bisogni di Salute della popolazione.

Ma siamo medici IN FORMAZIONE, non tappabuchi negli ospedali, bancomat per le Università o personale da impiegare a piacimento per le richieste più disparate.

L’unico obiettivo che dovremmo avere nel nostro percorso è quello di imparare per essere messi in grado, un domani, di dare il meglio per il nostro Servizio Sanitario Nazionale.

Invece, come sempre, la formazione non è vista come un momento da tutelare al meglio e da strutturare con la massima serietà ma come un pretesto strumentale, uno spazio grigio indefinito in cui tutto vale.


È ora di ripensare radicalmente il paradigma della formazione specialistica, definendo con chiarezza curricula nazionali per ogni Specializzazione, strutturati secondo le competenze pratiche, teoriche e comportamentali da acquisire.


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