Comunicato congiunto CoSMEU (Coordinamento Specializzandi in Medicina di Emergenza-Urgenza) e FederSpecializzandi – 24 Agosto 2021

Quale futuro per la Medicina di Emergenza-Urgenza?

 

È degli scorsi giorni la notizia che, all’ultimo concorso per l’accesso alle Scuole di Specializzazione di area medica, dei 1152 contratti statali e finanziati dalle Regioni per la Scuola di Specializzazione in Medicina di Emergenza-Urgenza, ben 423 non sono stati assegnati. L’aumento dei contratti per questa Scuola è stato ingente ed è in continua crescita; non possiamo però non rilevare che vi sia un evidente problema di attrattività.

Questo fenomeno infatti risulta degno di essere contestualizzato all’interno del complesso mondo dell’emergenza-urgenza italiana. La pandemia da COVID-19 ha sottolineato, ed in certi casi esacerbato, una serie di criticità esistenti da tempo in questo ambito: l’eccessivo carico di lavoro, la carenza di personale, la scarsità di risorse, l’inadeguata retribuzione e la pericolosità delle condizioni lavorative. Il sistema, sofferente dopo anni di mancati investimenti e disattenzioni, obbliga chi vi esercita a sopportare turni massacranti, spesso senza la possibilità degli adeguati riposi e recuperi, di fronte a situazioni umane e cliniche provanti anche psicologicamente.

Non meraviglia dunque che i giovani medici scelgano altre Scuole di Specializzazione  che consentano loro di avere un piano B, oltre alla possibilità di lavorare nei Pronto Soccorso. Non si tratta di una preoccupazione per il percorso formativo o di una mancanza di interesse per questa disciplina, quanto piuttosto un timore serio e fondato rispetto a quello che sarà il futuro e la qualità della vita che potrebbe attendere questi professionisti.

Da una parte risulta quindi certamente fondamentale una maggiore sensibilizzazione sui temi dell’emergenza-urgenza durante la formazione pre-laurea nonché elevare ancor più la qualità formativa, superando le disparità esistenti tra le varie Scuole ed uniformando il curriculum agli standard Europei per definire in maniera chiara e precisa un profilo professionale che, spesso ancora oggi, non è completamente compreso. Dall’altra però bisogna agire, in fretta, per rendere il sistema più attrattivo.  Gli Specialisti in medicina di emergenza-urgenza sono una risorsa primaria, necessaria e fondamentale per il Sistema Sanitario Nazionale ma devono essere adeguatamente tutelati: non è possibile continuare a sfruttare una vocazione per tenerlo in vita. Il grande numero dei contratti per questa Scuola di Specializzazione è sicuramente un aspetto positivo, ma non è più sufficiente cercare soluzioni alla carenza di Medici Specialisti in questo modo.

Non accettiamo che venga caricata sulle spalle dei Giovani Medici, che di fronte alla situazione di emergenza dettata dalla pandemia non si sono certo tirati indietro, la completa responsabilità di tenere in piedi questo sistema nel futuro: diamo loro gli strumenti idonei ed aggiornati per formarsi, la rassicurazione che vi siano le dovute tutele e condizioni lavorative che ne salvaguardino la professionalità ed impariamo a valorizzare il ruolo fondamentale che chi lavora nei Pronto Soccorso riveste. Solo così si creeranno le condizioni per preservare e prendersi cura della Salute della Popolazione, investendo sui Professionisti che per primi  accolgono all’interno degli Ospedali i pazienti,  instancabilmente, ogni giorno.


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