Storia del movimento degli specializzandi

L’autunno del 2002 è stato sicuramente uno dei più “caldi” per i medici specializzandi in Italia. Dopo anni di torpore, è stata messa in atto una mobilitazione forte, caratterizzata dall’astensione dall’attivita assistenziale nell’ambito dello stato di agitazione nazionale dei medici specializzandi in ottobre-novembre, che ha avuto come momento forte una manifestazione nazionale a Roma il 19 novembre. In tale occasione sono scesi in piazza, per la prima volta, quasi diecimila camici bianchi.
Si è trattato del momento più forte di un andamento ormai ricorrente da alcuni anni: in prossimità della legge finanziaria gli specializzandi hanno cercato di far sentire la loro voce per sostenere l’entrata in vigore del Decreto Legislativo 368/99, che dovrebbe adeguare agli standard europei la formazione specialistica dei medici chirurghi italiani. Il ruolo del medico specializzando è stato regolamentato fino al 2006 dal Decreto legislativo 257/91 che lo definiva in pratica uno studente, titolare di borsa di studio ministeriale (il cui importo è rimasto invariato dal 1991 al 2006), che di fatto lavorava all’interno di strutture universitarie e ospedaliere per circa 800 euro al mese, senza contributi previdenziali, senza diritto a ferie e malattia e senza tutela della gravidanza.
Nellíagosto 1999 &ègrave; stato varato il D.lgs n. 368, quale recepimento della direttiva comunitaria in ambito di libera circolazione dei medici e di reciproco riconoscimento dei loro diplomi, certificati ed altri titoli (93/16/CE). Nel dicembre dello stesso anno però il D.lgs 517 ha bloccato l’applicazione degli articoli dal 39 al 41 del D.lgs 368/99 riguardanti gli emolumenti dei medici in formazione specialistica, la copertura assicurativa per la responsabilità civile e la facoltà dell’esercizio della libera professione intramuraria. La legge finanziaria per il 2003 ha inoltre congelato ogni aumento delle borse di studio ministeriali degli specializzandi fino al 2006. La sezione del D.lgs 368/99 relativa agli strumenti di verifica della formazione (osservatori nazionali e regionali) è invece entrata in vigore, ma tali strumenti, che comprendono anche la rappresentanza degli specializzandi, di fatto non sono stati resi operativi. Tale aspetto risulta fondamentale, dato che la didattica e gli obiettivi formativi non sono accuratamente programmati e aggiornati, evidenziando una disomogeneità di contenuti e, spesso, uno scarso livello di approfondimento. Il lavoro dei medici specializzandi all’interno delle strutture universitarie ed ospedaliere, sebbene finalizzato in teoria alla graduale acquisizione di competenze specialistiche, spesso sostituisce l’attività del personale di ruolo e si concretizza nella gestione quotidiana della degenza nei reparti (visita del paziente, gestione delle cartelle cliniche, guardie notturne, etc.), delle visite ambulatoriali, dellíesecuzione di diagnostica strumentale (ecografie, esami endoscopici etc), della gestione dei servizi (come autopsie in medicina legale o visite preventive in medicina del lavoro).
A dimostrazione del reale ruolo degli specializzandi l’astensione dallíattività (così denominata non essendo contemplato il diritto di sciopero) si è concretizzata nella riduzione degli interventi chirurgici ordinari, rallentamento delle attività ambulatoriali, prolungamento dei tempi di degenza e riduzione del numero di nuovi ricoveri ordinari, necessità di turni straordinari da parte dei medici strutturati.
La vita professionale di un medico chirurgo iscritto alle Scuole di Specializzazione ha oggi costi molto elevati: alle dodici mensilità bisogna sottrarre le tasse universitarie (pari a più di una mensilità), il pagamento della previdenza medica obbligatoria (pari a metà di una mensilità) e l’iscrizione allíOrdine. A tali costi deve aggiungersi quello relativo alla polizza di responsabilità civile, che per alcuni medici in formazione, quali i ginecologi, può raggiungere od oltrepassare le due mensilità.
Accanto alla formazione, alla programmazione del percorso formativo-scientifico che serve a qualificare il medico chirurgo che diverrà poi specialista, è necessario un adeguato riconoscimento professionale tenedo conto che:

  • gli specializzandi sono medici chirurghi, abilitati allíesercizio della professione;
  • svolgono un lavoro all’interno delle strutture del Sistema Sanitario Nazionale, garantendo servizi e prestazioni sanitarie;
  • sono soggetti agli stessi rischi lavorativi dei colleghi strutturatila responsabilità del malato, con tutto ciò che ne consegue, grava in parte anche su di loro;
  • la comunità europea ha dettato delle direttive, che sono state disattese.

Una valutazione a parte meritano le conseguenze meno tangibili della mobilitazione degli specializzandi: ore di discussione, informazione reciproca, stesura di documenti e manifestazioni in strada, hanno contribuito ad una maggiore consapevolezza della realtà lavorativa. La presa di coscienza dei propri diritti fondamentali, la richiesta di formazione e di migliori condizioni lavorative non sono affatto scontate da parte di una categoria di lavoratori abituata a “non esistere” di fatto, e quindi a non fare sentire la propria voce. È stato un contributo non sempre maturo, per la scarsa abitudine al confronto assembleare in ambito professionale, ma si tratta comunque di una “discontinuità” in ambito medico, uno dei pochi esempi di medici che discutono, si confrontano e creano occasioni di dibattito tra Università, Sistema Sanitario, Enti Locali, pazienti e cittadini.

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