La Confederazione Nazionale delle Associazioni dei Medici Specializzandi (FederSpecializzandi), pur contestando le modalità che hanno preceduto la stesura dell’attuale bozza di riforma dell’accesso alle scuole di specializzazione – tale processo ha infatti sostanzialmente negato il confronto con le principali associazioni di categoria sia degli studenti in medicina sia dei medici in formazione specialistica – accoglie positivamente il tentativo di riorganizzazione del concorso predisposto dagli organi ministeriali. Intendiamo sottolineare come tale riforma sia stata più volte richiesta dalla stessa FederSpecializzandi che, tuttavia, con questo documento intende porre l’attenzione su alcune criticità della proposta avanzata dal Ministero dell’Università.
In particolare:
L’Articolo 2 comma 2 presenta diversi punti critici:
La proposta di strutturare l’esame nazionale per tipologia di scuola non trova corrispondenza in nessun’altro sistema europeo in cui l’accesso alle scuole di specializzazione avviene su base nazionale (es. Francia, Spagna, Portogallo). Il razionale del concorso nazionale è infatti quello di valutare la conoscenza medica generale, e non specifica per tipologia In accordo con la consolidata teoria pedagogica secondo la quale le modalità di valutazione influenzano la formazione e la didattica stessa, appare lecito ipotizzare che l’introduzione di un diverso sistema concorsuale avrebbe, peraltro, un sostanziale impatto sul sistema formativo del corso di laurea specialistica, imponendo ai docenti un insegnamento teorico e pratico di carattere generale e agli studenti un apprendimento in linea con le modalità di valutazione utilizzate al momento dell’accesso alla formazione specialistica; questo in controtendenza con la consuetudine degli studenti in medicina di concentrare maggiori sforzi nello studio e nella frequenza di reparti attinenti alla tipologia di scuola per cui si intende concorrere. Per questi motivi siamo contrari alla suddivisione del concorso di accesso alle scuole di specializzazione per tipologia e proponiamo un esame nazionale di accesso alle scuole di specializzazione sulla scorta del MIR spagnolo e dell’ECN francese. Occorre ricordare che questo tipo di soluzione presupporrebbe una modifica del Dlgs 368/99 che attualmente sancisce che il concorso di specializzazione si svolga per tipologia.
Rigettiamo decisamente la proposta di una graduatoria costruita su macro-regionale che, oltre a non essere fondata su alcun principio meritocratico o logistico, creerebbe gravi problemi nell’individuazione delle macro-regioni a causa dei differenti accorpamenti di molte scuole di specializzazione, peraltro oggetto di una costante ridefinizione. Le scuole di specializzazione sono infatti accorpate sulla base dell’offerta formativa e la geografia degli accorpamenti travalica ogni possibile riduzione a macro-regioni stabili (la chirurgia pediatrica di Padova per esempio accorpa Torino, Brescia, Pavia, Udine, Milano, Bologna e Verona; alcune scuole del nord Italia sono accorpate con scuole del centro Italia, etc.). Inoltre riteniamo inutilmente confuso che un “decreto ministeriale emanato annualmente” possa rendere le modalità di accesso alle scuole di specializzazione suscettibili di continui cambiamenti. Occorre sottolineare che la graduatoria macro-regionale è stata utilizzata in questo anno accademico per l’esame d’ingresso al Corso di Laurea Specialistica in Medicina e Chirurgia con risultati non propriamente incoraggianti. In tal senso sono già state avanzate proposte ufficiali per l’abbandono di questa modalità a favore di una graduatoria nazionale. Riteniamo, in definitiva, che la costruzione della graduatoria di accesso alle scuole di specializzazione debba necessariamente avvenire base nazionale.
Relativamente all’Articolo 3 comma 1, qualora il concorso non fosse strutturato per tipologia di scuola occorrerebbe identificare una commissione giudicatrice unica per ogni Facoltà di Medicina/Ateneo sede del concorso. Ogni Commissione Giudicatrice potrebbe essere identificata con decreto ministeriale scegliendo membri provenienti da sedi universitarie differenti rispetto a quella dove si espleta tale funzione.
L’articolo 4 si presta a diverse riflessioni:
Relativamente al comma 1, qualora il concorso non venga strutturato per tipologia di scuola decadrebbe automaticamente la necessità di dividere in due parti la prova d’esame. Inoltre riteniamo 85 quiz largamente insufficienti a valutare la preparazione dei candidati e a definire rigorosamente un gradiente di merito.
Attingendo all’esperienza delle altre realtà europee, il MIR spagnolo è effettuato attraverso un compito scritto costituito da 225 domande a risposta multipla (5 opzioni), 25 delle quali vertono sulla diagnostica per immagini e le rimanenti 200 su argomenti di carattere clinico e preclinico. Il MIR prevede inoltre 10 domande di riserva a cui i candidati devono rispondere (per un totale di 235 domande): questo sistema tiene conto del fatto che alcune domande potranno essere “impugnate” dai concorrenti nei 15 giorni successivi allo svolgimento dell’esame e, qualora alcune domande ambigue vengano invalidate, si tiene progressivamente conto delle domande di riserva (non è mai successo che vengano invalidate più di 10 domande). La durata dell’esame è di 300 minuti (5 ore).
L’ECN francese è strutturato in quattro prove. Tre prove sono dossier clinici da discutere mediante domande aperte (da 4 a 10 domande aperte). Il punteggio massimo ottenibile ad ogni prova è di 100 punti ed è ottenuto in base al tipo di risposte date, alle parole chiave utilizzate, alla presenza o assenza di particolari risposte (si perde punti per errori gravi o dimenticanze gravi; si prendono 0 punti se non si risponde correttamente; si guadagnano punti se si risponde correttamente usando le parole chiave prestabilite, tenendo presente che gli studenti francesi sono allenati sin dai primi anni di università ad usare parole chiave per questo tipo di esercizi). La quarta prova è la lettura critica di un articolo scientifico in cui si deve riassumere il contenuto dell’articolo in un certo numero di parole e si deve rispondere ad alcune domande sull’articolo stesso (che tipo di studio è stato condotto, quali bias presenta, se è statisticamente significativo,…). Anche il punteggio massimo di questa quarta prova è di 100 punti. Tutte le prove sono valutate in modo anonimo ed indipendente da due commissioni. Se il risultato attribuito dalla due commissioni non differisce di 5 punti il risultato finale è la media dei due punteggi; se la differenza è superiore ai 5 punti si procede con una terza valutazione anonima ed indipendente. In caso di ex aequo tra candidati si procede avvantaggiando in classifica chi ha conseguito il punteggio più alto alla prima prova. In caso di ulteriore verrà avvantaggiato il candidato più vecchio rispetto al più giovane. La giuria dei valutatori è composta da 300 professori universitario-ospedalieri provenienti dalle Facoltà di tutta Francia (precisamente dai membri del consiglio nazionale delle università). I giurati sono selezionati mediante sorteggio tra tutti i possibili, a esclusione di coloro i quali hanno un legame di parentela entro il 2 grado compreso con un candidato, con un membro del consiglio scientifico di medicina o una carica elettiva nazionale. Ogni giurato non può svolgere il compito per due anni consecutivi. La correzione avviene sotto la responsabilità del presidente della giuria, o di un suo delegato, di giuria che crea un gruppo di correttori tra i giurati per ogni dossier. La griglia di correzione è fornita dal consiglio scientifico di medicina e validata dal presidente, poi utilizzata dai correttori che dovranno riportare il punteggio. I dossier vengono preparati ogni anno dal consiglio scientifico di medicina, anche con l’aiuto di specifici esperti. Vengono preparati nove dossier più tre di riserva e tra i nove ne vengono sorteggiati tre. Analoga è la selezione dell’articolo scientifico.
Qualora, fra le diverse modalità descritte, In Italia venga identificata come tipologia della prova d’esame le domande chiuse a risposa multipla chiediamo che tutte le domande richiedano, per l’elaborazione della risposta, un ragionamento di carattere clinico e non vertano su saperi nozionistici, come avviene nell’esame attuale.
L’archivio dei test deve essere ignoto, mentre deve essere nota la bibliografia di riferimento da cui questi test vengono costruiti. Un archivio noto di domande produrrebbe, infatti, un esame in cui si valuta esclusivamente la memoria del candidato e non la sua conoscenza, con la conseguente ovvia distorsione dell’appiattimento della graduatoria verso il punteggio massimo con le differenze determinate esclusivamente dalla valutazione del curriculum. In Francia il programma su cui si basa l’esame è deciso e divulgato dai ministeri dell’istruzione e della salute, mentre in Spagna, annualmente, un esperto di ogni disciplina (comprese quelle precliniche), identificato dal ministero ha il compito di redigere 10 domande attinenti la sua disciplina. Da questo pool di domande vengono successivamente estratti i 235 quesiti che comporranno il MIR.
Relativamente alla valutazione delle risposte, non si comprende la modifica della penalizzazione per la risposta errata (da -0,25 a -0,5).
La valutazione del curriculum normata dall’articolo 5 della bozza di decreto ministeriale presenta importanti criticità.
Innanzitutto riteniamo che i 10 punti per il rendimento universitario possano essere più agevolmente ed equamente attribuiti dividendo il voto di laurea, o ancor meglio la media dei voti agli esami, in decili ed attribuendo un punto ad ogni decile (come avviene per il concorso di accesso al Foundation Programme britannico). Tale valutazione deve essere obbligatoriamente effettuata su popolazioni omogenee (ogni studente deve essere confrontato con gli studenti dello stesso Ateneo, della stessa Facoltà, dello stesso Corso di Studio e dello stesso anno di corso). Occorre, tuttavia, precisare che in Francia il curriculum non viene valutato per la costruzione della graduatoria finale mentre in Spagna, la media dei voti (non esiste infatti il punteggio di laurea) viene convertita in uno score di massimo 4 punti chiamato baremo che contribuisce al 10% del voto finale. Il razionale dello scarso impatto che il voto di laurea ovvero la media dei voti degli esami hanno nelle altre realtà europee risiede nel fatto che un esame costruito rigorosamente è ritenuto di per se efficace nel valutare la preparazione del candidato senza l’ulteriore necessità di utilizzare altri parametri che peraltro possono essere influenzati da numerose variabili.
In altri stati europei, invece, il curriculum viene valutato attraverso un indicatore complesso. Nel Foundation Programme britannico (non paragonabile al nostro accesso alle scuole di specializzazione), il sistema utilizzato è noto come Educational Performance Measure (EPM) e prende in considerazione le competenze tecniche e non-, le conoscenze e il rendimento dello studente in medicina.
Il punteggio EPM, per un massimo di 50 punti, si basa su tre componenti:
– Il rendimento universitario (misurato in termini di media dei voti) confrontato in una popolazione omogenea attraverso la distribuzione in decili (da 34 a 43 punti)
– Altri titoli accademici (altra laurea, titolo di dottore di ricerca e riconoscimenti accademici propri del sistema educativo britannico) fino ad un massimo di 5 punti
– Pubblicazioni scientifiche, presentazioni a congressi nazionali o internazionali e premi nazionali o internazionali fino ad un massimo di 2 punti.
Appare quindi importante che un’eventuale valorizzazione, in sede concorsuale, del curriculum dello studente avvenga attraverso un indicatore che tenga conto di una molteplicità di fattori e di esperienze che contribuiscono alla crescita professionale ed umana del medico in formazione quali esperienze di ricerca, conseguimento di altri titoli accademici quali il dottorato, esperienze di tirocinio o professionali in un paese estero, corsi di formazione integrativi al percorso istituzionale, etc. La costruzione di un indicatore complesso, d’altro canto, presenta non poche difficoltà a causa della disomogeneità di accesso a tutte queste esperienze.
In questo contesto, riteniamo ingiusta anche l’attribuzione di 5 punti in dipendenza del tempo impiegato per conseguire la laurea. Va ricordato che alcuni Atenei valutano tale parametro già nell’attribuzione del voto di laurea, pertanto si creerebbe per i fuori corso una doppia penalizzazione. Inoltre il sistema dei cosiddetti “sbarramenti” è estremamente eterogeneo sul territorio nazionale. Peraltro, il tempo impiegato per conseguire la laurea non è il alcun modo indicativo della preparazione di un medico e delle sue competenze tecniche e non. Proponiamo quindi che tale parametro temporale non venga tenuto in considerazione per la costruzione della graduatoria finale.
Per quanto riguarda tematiche di carattere generale, sottolineiamo che il decreto ministeriale non fa alcuna menzione delle modalità con cui avverrà la scelta della sede della scuola (e della tipologia di scuola nel caso di un concorso nazionale “puro”) da parte del candidato. Facendo riferimento al contesto europeo, i sistemi adottati sono diversi. In Francia viene chiesto al candidato di effettuare una pre-selezione dei posti disponibili sulla base del quale viene velocizzata la procedura di scelta della scuola e della sede (se il posto che il candidato ha pre-selezionato è ancora disponibile viene attribuito allo stesso, altrimenti viene invitato ad effettuare una scelta fra i posti ancora non attribuiti), mentre in Spagna la scelta avviene successivamente alla pubblicazione della graduatoria, convocando i candidati per la scelta della scuola della di specializzazione e della sede universitaria. In Portogallo, addirittura, la scelta è rimandata al termine di primo anno di specializzazione che è comune per tutte le scuole di specializzazione.
Esprimiamo la ferma contrarietà a riservare ai soli residenti le borse finanziate con fondi regionali. Questo sistema produrrebbe l’effetto di creare un doppio canale di accesso, con i residenti di alcune regioni favoriti rispetto ad altri candidati.
Riteniamo, infine, che la riforma di accesso alle scuole di specializzazione debba diventare attuativa a partire dal prossimo anno accademico (2013/2014), al fine di non penalizzare gli aspiranti medici in formazione specialistica che hanno programmato la loro carriera pre e post-laurea sulla base del vigente regolamento.
In conclusione pur sostenendo fortemente la necessità di una riforma nell’accesso alle scuole di specializzazione che vada verso la direzione di un concorso di carattere nazionale (non suddiviso per tipologia di scuola), riteniamo che le modalità di svolgimento del concorso debbano essere concertate nell’ambito di un tavolo di lavoro che oltre a comprendere la rappresentanza studentesca istituzionale, dia spazio anche alle associazioni di categoria degli studenti in medicina e dei medici in formazione specialistica che, attraverso la loro esperienza e la competenza maturata in ambito di formazione, possono fornire un contributo qualificante a tale processo di riforma.
L’Ufficio di Presidenza Confederale di FederSpecializzandi