Riforma Accesso Scuole di Specializzazione: Esito incontro fra Ufficio di Presidenza CNSU e Dott. Livon

Pubblichiamo il resoconto, purtroppo non positivo, inviato da Gianluca Scuccimarra, consigliere del CNSU, circa l’incontro tenutosi in data odierna con il Dott. Livon relativamente alla riforma di accesso alle scuole di specializzazione

 Buonasera a tutti, cerco di riassumervi velocemente l’incontro di oggi, tralascio le discussioni lunghe e accese con Livon (direttore Generale MIUR) sulle tematiche centrali cercando di inserire solo i risultati finali sulle varie tematiche (l’incontro è durato tre ore).
 
Richiesta tavolo ministeriale
 
L’inizio della riunione è stato incentrato sul percorso che ha seguito e deve seguire il decreto. Di fronte alle mie continue richieste di aprire e approfondire la discussione il più possibile  creando un tavolo tecnico ad hoc che lavorasse in breve tempo sul testo per migliorarlo e coinvolgendo anche tutte le associazioni di categoria. Su questo però il direttore generale è stato più che fermo affermando che l’incontro di oggi era già una concessione ulteriore non richiesta dalla legge, che tutto il mondo di medicina da più di un anno richiedeva di modificare il regolamento e soprattutto che il testo doveva essere mandato subito in consiglio di stato altrimenti a breve non ci sarebbe più stato in ministero qualcuno che potesse firmarlo. A nulla è valso spiegare che il mondo della medicina vuole cambiare il regolamento ma non in questo modo, che bisogna approfondire la materia e lo si può fare anche in breve tempo e che se si avvia il tavolo ministeriale ora il processo sarà già a buon punto se non terminato quando si insedierà il nuovo ministro.
 
In conclusione loro vogliono mandarlo in consiglio di stato subito dopo l’incontro con Federspecializzandi di giovedì. Livon stesso ha affermato di non essere sicuro che il Consiglio di Stato dia il via libera considerato il momento politico di “transizione”. L’unica apertura su questo fronte è stato il partire con l’attuazione “almeno” dai test del 2014 invece che del 2013. Le altre proposte in merito sono state cestinate.
 
Abbiamo quindi iniziato ad esaminare il testo per inserire comunque quanti più emendamenti possibili in un testo che rischia di diventare definitivo. Troverete nel resoconto numerosi verbi al condizionale perché tutti i nostri emendamenti dovranno prima essere “vagliati” dal ministro e poi vedremo cosa finirà nel testo, che cercheremo in ogni modo di vedere prima che venga inviato al consiglio di stato.
 
Articolo 2
 
Sull’articolo 2 il MIUR ha confermato che, come per gli ultimi anni, ciascuno studente potrà provare almeno un test per ciascuna tipologia di specialità, clinica, chirurgica, servizi. E’ stato proposto di dare allo studente la possibilità di provare il test anche per più scuole della stessa tipologia, la proposta è stata quasi del tutto bocciata dal ministero, hanno detto che ci rifletteranno ma le possibilità sembrano minime. Completamente bocciata la proposta di un test unico per tutte le specialità sul modello spagnolo.
 
Per quanto riguarda il livello macro-regionale o nazionale il ministero è fermo nel tenere entrambe le possibilità nel regolamento con l’obiettivo di fare i primi anni a livello macro-regionale e poi tendere al nazionale. Anche qui non hanno voluto ascoltare osservazioni di sorta. Le uniche aperture ci sono state sulla discussione sulle macro-regioni dove abbiamo sostenuto l’importanza eventualmente di fare delle aree omogenee per numero di posti e, in secondo luogo, per offerta formativa degli atenei. Sul problema delle scuole federate su criteri non geografici il direttore generale ha  affermato che presto la federazione delle scuole scomparirà quindi è un problema che per loro non si pone.
 
Per tutti i pezzi più “tecnici” mancanti nel nuovo regolamento e presenti nel vecchio (31 luglio, invio domanda, procedimento delle “buste chiuse”, graduatoria nazionale o macro-regionale..) il ministero ha ribadito che non vuole “appesantire” il regolamento perché ogni volta che questo va cambiato l’iter è troppo lungo….. Ho cercato di far capire almeno i principi fondamentali (ad esempio il concetto di garantire la possibilità di esprimere le preferenze allo studente, il livello della graduatoria..) dovrebbero essere inseriti nel regolamento. Hanno fatto alcune aperture in merito.
 
Articolo 3
 
Sulle commissioni abbiamo chiesto che fossero realmente indipendenti e completamente esterne all’università e alla scuola in cui si svolge la prova. La quadra trovata dovrebbe essere la seguente: presidente esterno all’università e alla scuola, scelto con sorteggio. 3 membri della commissione nominati dal ministero e uno interno. Non c’è stato modo di togliere l’interno in quanto per il ministero dovrebbe “fare da guida agli esterni che semmai arrivano giusto la notte prima nella città del test” (non scrivo il mio commento per decenza). Dovrebbero inserire anche il divieto di nominare membri della commissione che abbiano legami di parentela di 1° o 2° grado con dei candidati.
 
Articolo 4
 
Sulla prova d’esame completamente bocciate le proposte relative alle domande aperte (sul modello francese), anche se legate alla costruzione di codici a barre non riconoscibili per commissioni e candidati. Le giustificazioni sono state una serie di “non siamo ancora pronti”, “non possiamo garantire l’anonimato” e anche “i quiz a volte permettono di valutare la preparazione meglio di una domanda aperta”. Bocciata in parte la proposta di aumentare il numero di quiz: non vogliono aumentare i quiz “generalisti” (ritenuti già troppi) ma hanno fatto delle aperture sull’aumento dei quiz specialistici. Il direttore generale ha anche affermato (sempre su nostra proposta) che i quiz saranno il meno nozionistici possibile, salvo concordare che effettivamente negli ultimi esperimenti (tfa, medicina) non sono mai riusciti a creare un test a crocette che non fosse un meramente nozionistico, quindi in questo ripongo purtroppo poche speranze.
 
Sulle tempistiche accolta la proposta di ampliare i tempi del 50% ossia un minuto e mezzo l’una per le domande generali invece di un minuto solo e tre minuti l’una per le domande specialistiche invece che due minuti. Hanno garantito la segretezza dell’archivio dei quesiti e hanno affermato che dovrebbero pubblicare una bibliografia generale dei quesiti anche se all’inizio si sono dimostrati un po incerti in merito.
 
Articolo 5
 
Sulla valutazione del voto di laurea dovrebbero aver accettato la suddivisione della distribuzione in decili e l’esigenza di partire da decili più bassi del 7°. La mediazione fin’ora trovata corrisponde all’attribuzione di 7 punti per il voto di laurea, 1 agli studenti tra il 5° e il 6° decile, 2 a quelli tra il 6° e il 7°, 3 a quelli tra il 7° l’8°, 5 a quelli tra l’8° e il 9° e 7 a quelli tra il 9° e il 10°. 8 punti invece dovrebbero andare sul curriculum ed essere suddivisi tra “voto negli esami caratterizzanti la disciplina”, “attinenza della tesi” e “durata del percorso di studi”. Non si è riusciti ad eliminare completamente quest’ultimo perché per il ministero velocità=merito, anzi data l’incertezza del direttore generale su questo fronte c’è anche il rischio che ritorni ad essere predominante questo criterio.
 
In caso di parità aperture a considerare come primo criterio il risultato della prima prova, bocciate tutte le altre proposte.

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