Allarme di Federspecializzandi al governo che verrà: “Rivedere le norme su formazione e accesso al lavoro dei giovani medici” Queste le misure più urgenti. Anche perché i tagli di Monti hanno determinato una “grave sofferenza del Ssn”. Per il futuro potremmo avere meno specialisti di quelli che ci servono.
28 GEN – Federspecializzandi boccia il Governo tecnico di Mario Monti e il suo “regime di tagli lineari”, che ha indebolito il sistema e così facendo compromesso negativamente la formazione e le prospettive di lavoro degli specializzandi. Forti critiche anche ai provvedimenti – approvati o che si è cercato di approvare – che riguardavano più specificamente i medici in formazione.
Al prossimo Governo Cristiano Alicino, presidente di Federspecializzandi, chiede che approvare una nuova impostazione del concorso per l’accesso alle scuole di specializzazione, ma anche una riforma del sistema della formazione medica e del sistema di accesso al mondo del lavoro dei medici.
Dottor Alicino, qual è il bilancio di Federspecializzandi sulle politiche per la sanità messe in atto dal Governo Monti?
Il regime di tagli lineari imposti da questo Governo al Servizio sanitario nazionale, in continuità peraltro con le politiche dei governi precedenti, sta determinando una situazione di grave sofferenza del sistema che si ripercuote in maniera importante anche sulla formazione specialistica: la formazione si realizza, infatti, all’interno delle strutture del Ssn, nella sua componente universitaria, e in misura minore ospedaliera e territoriale. La riduzione degli organici e delle potenzialità assistenziali di queste strutture impatta sulla qualità della formazione e, come abbiamo denunciato recentemente, talvolta sfocia in situazioni di vero e proprio “abbandono” formativo.
Inoltre, queste politiche, insieme al blocco del turn over già in atto da alcuni anni, con la conseguente riduzione degli organici, e l’utilizzo sistematico di forme di lavoro precario, stanno riducendo fortemente gli sbocchi lavorativi dei neo-specialisti che, fino a poco tempo fa, si realizzavano in gran parte all’interno del servizio pubblico e inevitabilmente comporteranno un peggioramento delle nostre, già critiche, condizioni formative e della nostra futura situazione lavorativa. Queste sono anche le ragioni per cui abbiamo aderito con convinzione alla manifestazione del 27 ottobre “Diritto alla cura, diritto a curare”.
Quali provvedimenti hanno più direttamente influito sugli specializzandi e con quali risultati?
Il bilancio per i medici in formazione specialistica italiani non è certamente positivo. In primavera c’è stato il tentativo, fortunatamente fallito grazie ad una gigantesca mobilitazione della categoria, di tassare significativamente le borse di studio. A questo ha però fatto seguito, pochi giorni dopo, l’aumento dell’aliquota versata alla gestione separata Inps, che nei prossimi anni si innalzerà dal 18 al 24%. Ovviamente noi ci siamo opposti anche a questa manovra che determinerà nel corso degli anni una perdita ci circa 1.400 euri all’anno e da tempo proponiamo una riforma che individui nell’Enapm anziché nella gestione separata Inps, l’ente a cui i medici in formazione specialistica dovrebbero versare i contributi previdenziali.
In autunno c’è stato il tentativo, da noi contestato e anche questo non andato a buon fine, da parte del Ministro Balduzzi, di riproporre alcune norme contenute nel cosiddetto Decreto Fazio che di fatto consentivano di supplire alle gravi carenze di organico del Ssn attraverso i medici in formazione specialistica che, nell’ultimo anno di corso sarebbero andati a svolgere mansioni e responsabilità proprie del personale strutturato.
L’argomento caldo di questi giorni è, invece, il finanziamento dei contratti di formazione specialistica per il prossimo anno accademico. Ad oggi, per coprire gli attuali 5.000 contratti annui è necessario un aumento del finanziamento e non si riesce a capire se vi sia la disponibilità del Ministero dell’Economia in tal senso. Una riduzione del numero dei posti in specializzazione aprirebbe scenari preoccupanti: l’attuale numero è già largamente insufficiente a coprire i fabbisogni espressi dalle Regioni (8.000 vs 5.000) e la forbice fra i laureati in medicina e coloro che avranno accesso alla formazione post-laurea, attualmente prerequisito per poter lavorare nel Ssn, si sta aprendo pericolosamente.
Altra tematica all’ordine del giorno in queste settimane è la riforma del concorso di accesso alle Scuole di Specializzazione. Noi invochiamo da diversi anni una riforma che vada verso le modalità di concorso già attuate in Paesi come Francia, Spagna e Portogallo: graduatoria su scala nazionale e modalità di esame e di valutazione del curriculum che non consentano l’attuale discrezionalità. Nelle scorse settimane c’è stata un’accelerazione in questo senso dal parte del Ministro Profumo con la diffusione di una bozza di decreto ministeriale a cui noi abbiamo proposto alcune modifiche sostanziali. Speriamo che questa importantissima riforma venga portata a termine nel più breve tempo possibile.
Quali sono gli auspici per il 2013 e istanze alle forze politiche in vista delle elezioni?
Qualora l’iter di riforma dell’ accesso alle scuole di specializzazione non venga concluso da questo Governo, è assolutamente necessario che in apertura di legislatura, dopo il coinvolgimento di tutte le parti interessate ed in particolare degli studenti, si arrivi ad approvare una nuova impostazione del concorso costruita sui capisaldi della graduatoria nazionale e di una prova d’esame realmente meritocratica.
E’ urgentissimo mettere in atto le misure, peraltro previste dalla legge, per valutare la qualità della formazione offerta dalle nostre scuole di specializzazione. A distanza di quasi 14 anni dalla promulgazione della legge di riordino delle formazione specialistica ancora non sono attivi in tutte le Regioni gli osservatori per la valutazione della qualità delle scuole di specializzazione. Nonostante da due anni siano diffusi questionari per la valutazione della percezione della qualità della formazione offerta, i risultati non sono mai stati diffusi. Fortunatamente nel 2012 sono state avviate le visite di valutazione (site visit) delle scuole di specializzazione. Si tratta di un risultato importante anche se ad oggi sono più un riconoscimento della qualità delle scuole che la richiedono piuttosto che un strumento per individuare e affrontare delle criticità. La formazione degli operatori sanitari ha un grandissimo impatto sociale e la valutazione seria e rigorosa dell’offerta formativa e della qualità dei professionisti formati è un dovere a cui non ci si può sottrarre.
Inoltre è necessario ripensare il sistema della formazione medica e l’accesso al mondo del lavoro dei medici. Come accennavo poc’anzi la forbice fra gli accessi a medicina, in aumento di circa un 10% annuo, e conseguentemente fra il numero di laureati, e i giovani medici che hanno accesso alle scuole di specializzazione e ai corsi per medico di medicina generale si sta aprendo pericolosamente, configurando un problema generazionale che non può più essere ignorato: le migliaia di medici che non avendo un titolo post-laurea e non avranno quindi accesso ai concorsi per accedere alle posizioni lavorative del Ssn, quali funzioni andranno a svolgere nel sistema? Forse è arrivato il momento di ripensare l’accesso al Ssn ipotizzando, sulla falsariga di ciò che avviene in altri paesi europei, percorsi differenti per i medici che conseguiranno titoli di formazione post-laurea e per i medici che invece avranno una formazione di carattere generale.
Tutto questo deve però essere inserito in una programmazione di carattere generale e a lungo termine: abbiamo più volte sottolineato la necessità di determinare i reali fabbisogni di medici, specialisti e tutti gli altri operatori che operano all’interno del Ssn con una prospettiva di lungo corso che tenga conto dei profondi mutamenti a cui sta andando incontro l’assistenza sanitaria.
Qual è la sua opinione sulle candidature del presidente della Fnomceo, Amedeo Bianco, e della presidente dell’Ipasvi, Annalisa Silvestro, tra le fila del Pd. Pensa che potranno dare un contributo al miglioramento del Ssn e delle condizioni di lavoro di chi vi opera?
Credo che si tratti di due personalità di spicco del mondo dell’assistenza sanitaria. Visto il loro ruolo attuale conoscono profondamente il sistema, le sue criticità e il disagio vissuto sia di chi opera nel sistema sia di chi è costretto a rivolgersi. Ne conoscono però anche i tanti pregi e sono convinto che entrambi difenderanno i principi ispirativi del nostro Ssn. Certamente sono portatori di un’esperienza che spero venga valorizzata in ambito parlamentare.