In riferimento a quanto pubblicato recentemente su diverse testate giornalistiche nazionali e locali in merito alla proposta dell’assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Dr. L. Bresciani, di abolire il numero chiuso per l’accesso al corso di laurea in Medicina e Chirurgia riteniamo utile e doveroso come FederSpecializzandi poter fare alcune considerazioni.
Il percorso formativo dei Medici italiani – Facoltà di Medicina e Chirurgia e Scuole di Specializzazione – è ben lungi dall’essere perfetto e come associazione abbiamo da tempo fornito agli Organi e nelle sedi competenti (Ministeri, Osservatori Regionali, Consigli di Facoltà, etc.) la nostra diponibilità alla discussione e diverse proposte per una riforma dell’intero sistema, sia per quanto riguarda le modalità di accesso al corso di Laurea in Medicina e Chirurgia sia per quanto riguarda l’accesso alle Scuole di Specializzazione.
In particolare per quanto riguardo l’accesso alle Scuole di Specializzazione proponiamo da sempre una puntuale calendarizzazione dell’iter che porta all’uscita del bando di concorso, un concorso unico nazionale e indichiamo la necessità di una reale valutazione dei fabbisogni, che si basi su dati concreti, da parte della Conferenza Stato-Regioni.
Ammesso che si dovesse assistere ad una costante riduzione del numero di Medici a partire dal 2015, si deve comunque considerare che una abolizione del numero chiuso per l’accesso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia comporterebbe enormi problematiche organizzative nella didattica, portando a una quasi scontata riduzione della qualità della formazione dei futuri camici bianchi.
Sottolineiamo inoltre come sarebbe necessario adeguare di conseguenza i posti, a numero chiuso, nelle Scuole di Specializzazione, per evitare di creare un “imbuto” formativo che manterrebbe tutti i laureati in Medicina e Chirurgia in una specie di limbo in attesa dell’ingresso in Scuola di Specializzazione. Tutto cio’ andrebbe ad aumentare un fenomeno già in atto da alcuni anni e cioè la “migrazione” dei Laureati italiani verso altri paesi europei, perché le nostre Università formerebbero un gran numero di Medici, ma non potrebbero garantire la naturale prosecuzione della formazione.
E’ questo il prezzo da pagare? Riteniamo doverosa una revisione dell’attuale sistema, ma questo senza che venga compromessa la preparazione del futuro professionista. La qualità della formazione Universitaria e delle Scuole di Specializzazione è un parametro determinante da tenere in considerazione.
Chiediamo quindi che venga effettuata una valutazione dei reali fabbisogni e delle carenze che si verranno a creare nei prossimi anni con i pensionamenti, e che a questo consegua una rivalutazione del numero dei posti delle Scuole di Specialità, con una seria programmazione a lungo termine. Riteniamo che un’eventuale riconsiderazione del numero di iscritti alle Facoltà di Medicina non possa prescindere da questi passaggi.
Ricordiamo infine che il Ministero dell’Istruzione ha già stabilito per il prossimo anno accademico un, se pur piccolo, incremento dei posti nelle Facoltà di Medicina e Chirurgia.
Rinnoviamo la nostra disponibilità all’apertura di un tavolo tecnico con le istituzioni competenti, per iniziare un sano e serio confronto che porti a modifiche strutturali del sistema stesso.