Per FederSpecializzandi questa è una condizione necessaria anche a garanzia della sostenibilità del Ssn, “in termini di qualità delle prestazioni offerte e di corretta programmazione delle risorse umane necessarie”.
Cinque, secondo il presidente di FederSpecializzandi, Cristiano Alicino, le “priorità che nelle prossime settimane dovrebbero essere al centro dell’azione di governo a tutela della formazione dei giovani professionisti della salute e della sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale, in termini di qualità delle prestazioni offerte e di corretta programmazione delle risorse umane necessarie”.
Anzitutto “il reperimento dei fondi necessari per allineare il numero di nuovi contratti di specializzazione e dei posti per il corso specifico in medicina generale rispetto al numero dei laureati in medicina e chirurgia. Come è noto, infatti, ad oggi sono stati stanziati fondi sufficienti a finanziare un numero di borse di specializzazione (3300-3500) che consentiranno a meno della metà dei giovani medici che concorreranno per l’ingresso in specializzazione di poter intraprendere una tappa fondamentale nel percorso di formazione medica. Nelle scorse settimane, il Governo Renzi, attraverso il Ministro della Salute Lorenzin e il Ministro dell’Università Giannini si era impegnato a reperire 42 milioni di euro aggiuntivi che consentirebbero, quantomeno, di avvicinare il numero di posti disponibili al numero di concorrenti. E’ necessario che questa promessa si concretizzi ed è necessario che, qui ed ora, si cominci a pensare ai prossimi anni in cui il numero dei laureati è destinato ad aumentare e pertanto sarà necessario garantire un futuro formativo ad un numero sempre maggiore di giovani professionisti”.
Serve poi, secondo il presidente di FederSpecializzandi, “una profonda riforma, oltre che delle classi e delle tipologie delle scuole di specializzazione, anche e soprattutto degli ordinamenti didattici delle stesse in modo da aggiornare i profili di conoscenze e competenze che qualificano ogni singolo profilo specialistico rispetto a quanto realmente richiesto, con una prospettiva di lungo corso, dal Servizio Sanitario Nazionale in cui gli specialisti sono chiamati ad operare. A questa si deve affiancare una profonda riforma delle metodologie didattiche e di valutazione del conseguimento degli obiettivi formativi”. E poi la “creazione di percorsi di accesso dei neo-specialisti e dei neo-medici in medicina generale all’interno del Servizio Sanitario Nazionale. Al momento, con blocco del turn over, riforma del pensionamento, e numerose Regioni in piano di rientro, l’accesso al mondo del lavoro rappresenta un vero e proprio imbuto che lascia un numero sempre maggiore di giovani professionisti in assenza di occupazione per diversi mesi dopo il conseguimento del diploma di specializzazione o di medico di medicina generale. Da alcuni anni stiamo assistendo ad un fenomeno sempre più frequente di precarizzazione dei professionisti sanitari con perdita di alcune delle tutele e dei diritti fondamentali. A questo dobbiamo aggiungere quello che in alcune realtà sembra configurarsi come un vero e proprio blocco determinato dal conferimento di incarichi nell’ambito della medicina specialistica convenzionata e addirittura della medicina generale a professionisti in quiescenza a scapito dei giovani professionisti”.
Per Alicino è poi “necessario rivalutare attentamente lo status del corso specifico in medicina generale che, In Italia, a differenza di quanto accade nel resto d’Europa, non viene inquadrato all’interno delle Scuole di Specializzazione di area medica ma come un’entità a se stante. La trasformazione in scuola di specializzazione dovrebbe ovviamente tener conto delle peculiarità formative di questo percorso che dovrebbe continuare ad essere articolato prevalentemente a livello territoriale e valorizzando il ruolo formativo dei Medici di Medicina Generale. Tuttavia consentirebbe ai corsisti di avere stessi diritti e doveri contrattuali di un medico in formazione specialistica”.
Infine “è necessario giungere all’equiparazione contrattuale degli specializzandi di area sanitaria non laureati in medicina ai medici in formazione specialistica. Già diverse volte abbiamo parlato di una forma di ‘discriminazione per titolo’ in cui lo specializzando di area sanitaria non laureato in medicina, pur effettuando il medesimo percorso formativo del medico in formazione specialistica, con stessi obblighi, stessi doveri, stesse responsabilità, non gode dei medesimi diritti contrattuali. E’ un’anomalia – conclude Alicino – che deve essere sanata al più presto”.
(Articolo tratto da Quotidiano Sanità)